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M’AMA - NON M’AMA RELAZIONE E TEORIA DELLA MENTE

In amore il piacere è moltiplicato dall'esistenza di un terzo, e più precisamente dal pensiero della reciprocità: il pensiero che l'altro pensa uguale, vuole uguale, sogna uguale e prova uguale. Circa all'età di 3 anni, nel nostro cervello si mette in moto un meccanismo che ci permette di distinguere l'altro come tale e di attribuirgli dei pensieri. Questa capacità di immaginare che l'altro nutra sentimenti e intenzioni distinti dai nostri è stata chiamata "teoria della mente". Questo atteggiamento gioca un ruolo essenziale nel sentimento amoroso. La teoria della mente si manifesta in numerose occasioni della vita e modula il nostro comportamento generale in società: ci preoccupiamo di che cosa pensano gli altri. Si è scoperto anche che la teoria della mente è duplice: la teoria della mente "critica", che analizza ciò che l'altro potrebbe fare o pensare di sfavorevole bei nostri confronti è in cosa potrebbe nuocerci; la teoria della mente "positiva", mediante la quale si attribuiscono all'altro pensieri e intenzioni benevoli nei nostri confronti. La prima mette in moto tre zone cerebrali: l'amigdala (zona di percezione del pericolo), il lobo temporale (dove sono fissati i ricordi di situazioni angoscianti) e il cingolo posteriore (zona del l'analisi critica delle emozioni). Il cingolo anteriore, invece, permette il contrario: l'attribuzione all'altro di qualità o intenzioni positive.

La teoria della mente positiva è essenziale nell'amore. L'amore passionale irradia sia i circuiti del piacere e della ricompensa, sia i circuiti di percezione e analisi dell'altro, coinvolti nella teoria della mente. La visione o l'incontro con l'essere amato attivano il cingolo anteriore e nello stesso tempo illuminano una zona loro adiacente chiamata insula. Qui avviene la sintesi tra le percezioni esterne e le sensazioni interne, in particolare di piacere. Quando vi è desiderio l'insula si colora è il cingolo anteriore si illumina: continuiamo a sapere che l'altro è un altro, ma non temiamo più che possa nuocerci. Immaginiamo così che l'altro sia un po' noi e viceversa. Si comprende bene che accanto al concetto di "teoria della mente" e "relazione" possiamo legare quello di "attaccamento". Infatti, sulla base delle nostre esperienze precoci di attaccamento, fondiamo poi delle credenze di base su di noi, sugli altri e su di noi in relazione agli altri. Soprattutto impariamo se possiamo fidarci o temere di soffrire per una relazione amorosa e significativa e quindi da ciò può dipendere anche la nostra capacità di legarci e trarre gioia o tormento dalle relazioni amorose, che spesso poi, come in un circolo vizioso, risulteranno simili agli attaccamenti dell'infanzia. Ma questa è un'altra storia, a dire il vero ognuno ha la sua sulla quale riflettere.

Elfedea

Èquipe Clinica Multiprofessionale

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