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LA NARRAZIONE CHE INCONTRA L'EMOTIVO DEI BAMBINI



Nella relazione con i bambini sono sempre rimasta affascinata dal potere dell’incontro tra storie narrate ed emotivo, dalla capacità, in altre parole, di veicolare attraverso i libri o il gioco messaggi che comunicano direttamente con il loro mondo interno.


Perché accade?

Burns (2011) ci suggerisce che “nella psicoterapia e nell’insegnamento la metafora serve a parlare con i bambini in modo indiretto, immaginoso e implicito di esperienze, processi o cambiamenti che possono contribuire a risolvere i loro problemi e suggerire nuovi modi per far fronte alle difficoltà”.

Questo accade anche perché ascoltando le storie o animando personaggi, i bambini hanno la possibilità di avvicinarsi alle tematiche per loro più difficili in modo meno diretto e quindi più tollerabile, riuscendo ad elaborarle più serenamente.


Ecco alcuni (tra i molti) albi illustrati a mio parere molto potenti nel veicolare messaggi importanti per tutti i bambini (e anche per gli adulti):


- Il Buco, di Anna LLenas: “La vita è piena di incontri. E anche di perdite. Alcune insignificanti, come quando si perde una matita o un foglietto. Ma alcune sono importanti, come la perdita di qualcosa a cui si tiene, della salute o di qualcuno che si ama. Questa storia ci parla della nostra capacità di resistere e di superare le avversità, di trovare il senso della vita”.


- Ti voglio bene anche se, di Debi Gliori: “Mini è un cucciolo di volpe che si fa tante domande: Maxi lo amerebbe anche se fosse un orso feroce? O un coccodrillo spaventoso? E, soprattutto: l'amore dei grandi dura per sempre? Cosa succede quando non ci siamo più?”


- I tre piccoli gufi, di Martin Waddel: “Tutti i gufi pensano molto, e anche i piccoli gufi come Sara, Bruno e Tobia. Specialmente di notte, nel bosco, mentre aspettano che la loro mamma torni a casa dopo la caccia. Amato da oltre due milioni di lettori nel mondo, la lettura a voce alta de "I tre piccoli gufi" permette di rivivere ed esprimere emozioni profonde come la paura e il timore di abbandono, ma anche la solidarietà tra fratelli o coetanei e i piccoli atti di coraggio che permettono di crescere”.


Dott.ssa Federica Bonettini, Psicologa e Psicoterapeuta




Elfedea

Èquipe Clinica Multiprofessionale

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