E’ il termine con cui viene definita la massa di un organismo vivente come somma della massa di tessuti, organi e liquidi presenti.
La misura del peso viene generalmente utilizzata sia per valutare l’accrescimento in età evolutiva che per avere una stima dell’adeguatezza quantitativa (energetica) della nostra alimentazione. Infatti, il peso si modifica (nel lungo termine) sulla base dell’equilibrio tra “entrate” e “uscite” energetiche (Kcal ingerite con alimenti/bevande – Kcal utilizzate per il mantenimento delle funzioni vitali + attività fisica e termogenesi indotta dagli alimenti). In pratica, se c’è un equilibrio tra entrate (“quanto mangio” in termini energetici) e uscite (dispendio calorico) il peso rimane costante; se introduco più calorie di quelle che consumo, l’eccesso energetico verrà accumulato nel corpo sottoforma di grasso corporeo con conseguente graduale aumento del peso (stiamo ingrassando); se introduco meno calorie di quante me ne occorrono, il corpo utilizzerà (prevalentemente) il grasso corporeo come fonte energetica, portando ad una riduzione graduale del peso (dimagrimento).
Il nostro peso subisce inoltre diverse fluttuazioni giornaliere, senza per questo indicare dimagrimento/aumento del peso: aumenta (temporaneamente) quando mangiamo o beviamo, perché il peso di quanto abbiamo ingerito va a sommarsi al nostro peso corporeo. Viceversa, il peso diminuisce con l'eliminazione di feci e urine oppure dopo una sauna o un intenso allenamento … ma ciò ovviamente significa che siamo dimagriti! In caso di attività fisica intensa con conseguente notevole sudorazione, l’organismo tenderà a ristabilire l’equilibrio idrico ed energetico, con conseguente recupero del peso perso.
Esistono quindi una serie di fattori che causano oscillazioni quotidiane del peso. Se l’ago della bilancia sale e scende continuamente, non è il caso di seguirlo e di angosciarsi; anche oscillazioni di peso corporeo che si verificano nell'arco di pochi giorni, fino a due o tre chili, sono normali e potrebbero avere diverse cause.
L'acqua è uno dei principali fattori che determina questi sbalzi di peso: il corpo umano è infatti composto dal 60-80 per cento d'acqua, elemento principale della maggior parte dei tessuti, soprattutto della massa magra (muscoli, pelle, organi interni, ecc.). La massa grassa invece, povera di acqua, non subisce improvvise variazioni di peso, pertanto non ha senso salire spesso sulla bilancia per controllare il dimagrimento.
Le donne, che mensilmente avvertono l'effetto degli ormoni a causa del ciclo mestruale, sono soggette a repentine modificazioni di peso corporeo.
Anche certi alimenti ad effetto diuretico, oppure l'assunzione di farmaci, integratori, o semplicemente un cambiamento occasionale delle abitudini alimentari, possono causare variazioni di peso di breve durata.
Come e quando misurare il peso?
La bilancia è lo strumento più utilizzato per la misura del peso corporeo, ma un suo utilizzo sbagliato può comportare errori di valutazione. Innanzitutto parliamo di frequenza: pesarsi tutti giorni o addirittura più volte al giorno è inutile e sconsigliabile, dal momento che (come abbiamo visto sopra) il peso varia in continuazione nel breve termine. Ogni quanto pesarsi allora? E’ preferibile pesarsi settimanalmente, meglio ancora ogni quindici giorni, al mattino, a digiuno, svestiti e dopo aver svuotato vescica e intestino. Attenzione poi agli errori di misurazione. Talvolta ci si pesa con bilance differenti, oppure con la stessa bilancia ma in orari o in condizioni diverse.
Quale peso è meglio raggiungere/mantenere?
Si dovrebbe considerare una fascia di peso ottimale, con flessibilità, ovvero un peso minimo ed uno massimo consigliabili dal punto di vista della salute (quello medico), piuttosto che estetico.
Una formula riconosciuta e utilizzata in tutto il mondo è l’Indice di Massa Corporea o Body Mass Index (IMC o BMI = peso in kg / altezza in metri al quadrato). Attraverso di essa non si ottiene un “peso ideale” ma una valutazione del peso attuale (stato di sottopeso – normopeso – sovrappeso – obesità) in rapporto alla statura, un indice con valori minimi e massimi di riferimento che rappresentano il range di normalità. L’IMC è utilizzato soprattutto per gli studi statistici ma è anch’esso approssimativo se confrontato con altri metodi di misurazione professionali. Infatti, un grande obeso e un campione di culturismo con stessa altezza e stesso peso possono avere un IMC identico, risultando entrambi obesi (secondo i range dell’IMC). Ciò ovviamente non è vero, la stima è simile perché questo indice considera solo il peso totale ma non la reale composizione corporea (in pratica non distingue tra massa magra e massa grassa).
Un metodo più preciso e attendibile è l’analisi della composizione corporea. Conoscendo la quantità e la percentuale di massa grassa e magra si può valutare con precisione la condizione fisica. Il peso ideale e l’IMC rappresentano un riferimento indicativo, invece l’analisi della composizione corporea consente di determinare razionalmente un peso “ottimale” da raggiungere, in considerazione della struttura del soggetto, dell’attività o degli obiettivi.
L’analisi della composizione corporea, inoltre, consente di registrare e poi di controllare le variazioni effettive di massa (magra/grassa) che non sono valutabili con una semplice bilancia. L’analisi della composizione corporea può essere fatta attraverso varie tecniche, alcune applicate solo in ambito di ricerca, altre (come la Bioimpedenziometria) utilizzate nella pratica ambulatoriale.